
Graziato dal governo iraniano, Youcef Nadarkhani considera quella che ha vissuto come la sua “piccola parte nella condivisione dell'opera e della sofferenza di Cristo”.
Il pastore Youcef Nadarkhani è stato graziato dal governo iraniano. Il 26 febbraio è stato rilasciato dalla prigione di Evin a Teheran, dove era detenuto da quasi 5 anni, in seguito alla sua condanna per "aver agito contro la sicurezza nazionale propagando chiese domestiche e promuovendo il cristianesimo sionista".
Al suo rilascio dal carcere, ha pubblicato una lettera, la cui traduzione è disponibile sul sito web di Articolo 18, un'organizzazione di difesa dedicata alla protezione e alla promozione della libertà religiosa in Iran che difende i cristiani perseguitati.
È per "testimoniare" ed esprimere la sua "gratitudine" che Youcef scrive questa lettera.
"Oh, quanto è buono e amorevole il nostro Dio! Perché mi ha mostrato come credere in lui ed essere riempito dell'amore di Gesù Cristo, e acquisire forza per servirlo. Quindi dico finché vivrò: gloria e onore a Dio, che è il Re di tutti i secoli", dice fin dalle prime righe.
Chi si presenta come "soldato e umile servitore di Gesù Cristo" crede di aver vissuto la sua "piccola parte nel condividere l'opera e la sofferenza di Cristo".
"Per fede condivido le sue sofferenze, così che, secondo le sue parole, condivido anche le sue gioie. Oggi sono estremamente felice, e mi rallegro, perché ho sperimentato il compimento della promessa di Dio, secondo la mia fiducia in Lui , Mi ha salvato dal sopportare un lungo periodo di reclusione – 10 anni di reclusione e due anni di esilio – poiché mi aveva precedentemente liberato dalla pena di morte”.
Il pastore perseguitato chiede a Dio di aiutarlo “ad essere fedele ea sopportare tutto, ad essere fermo in ogni circostanza ea mostrare con il mio modo di vivere che attendo con ansia il suo ritorno”.
“Inoltre, anche se come figlio di Dio sono stato rinchiuso più volte a causa del suo nome”, continua, “credo ancora che nessuno possa mai mettere sotto chiave la sua Parola, in nessun momento, né in nessun luogo. diffuso ovunque. Sì, credo nella Sua Parola”.
Il pastore pensa poi a coloro che “si sono allontanati da Dio e dai suoi comandamenti e si sono indeboliti nella fede”, “con le difficoltà, le sofferenze e le pressioni che Satana e le forze spirituali del male hanno inflitto al popolo di Dio”. "Spero che Dio non ce l'abbia con loro", disse allora.
E prima di dare gloria a Dio, conclude evocando «coloro che non si sono vergognati della nostra prigionia, si sono ricordati di noi e hanno cercato di venire incontro alle nostre necessità e, nella preghiera, sono stati al nostro fianco e con noi in questa battaglia spirituale». Essi "sono diventati fonte di incoraggiamento e di gioia per noi, affinché potessimo rimanere fermi e saldi".
MC
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