Offensiva militare nel Nagorno-Karabakh: l'appello alla preghiera di SOS Cristiani d'Oriente

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L'organizzazione SOS Chrétiens d'Orient ha lanciato questa mattina, su X (ex Twitter), un invito alla preghiera a favore degli “Armeni di Artsah attaccati dalle truppe azere”. Questa operazione militare, iniziata ieri nell'enclave del Nagorno-Karabakh e guidata dall'Azerbaigian, fa seguito ai numerosi scontri già avvenuti in questa regione. 

Questa mattina l'organizzazione SOS Chrétiens d'Orient, che aiuta le popolazioni cristiane perseguitate in Medio Oriente, ha pubblicato su X (ex Twitter) un appello alla preghiera per la popolazione del Nagorno-Karabakh, prevalentemente armena e cristiana, attaccata dall'Azerbaigian.

Almeno 200 persone sono state uccise e 400 ferite, secondo un nuovo rapporto diffuso dai separatisti. Un bilancio che potrebbe ulteriormente aumentare. 

Diverse personalità hanno reagito rapidamente. È il caso di Papa Francesco che ha chiesto “la cessazione delle ostilità nel Nagorno-Karabakh” e ha invitato tutte le parti a cercare soluzioni pacifiche per risolvere il conflitto. 

Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, da parte sua, ha condannato fermamente “l’uso della forza da parte dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh” e ha anche chiesto la fine immediata dell’offensiva.  

In un comunicato stampa della presidenza azeraIl presidente Ilham Aliyev ha affermato di aver condotto un'operazione antiterrorismo nella regione “per prevenire atti di provocazione e incitamento”. 

Mercoledì il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto la “fine immediata dei combattimenti”. Le autorità azerbaigiane hanno confermato poche ore dopo l'accordo per il cessate il fuoco e lo svolgimento dei primi colloqui giovedì nella città azera di Yevlakh.

Dopo la disgregazione dell’URSS nel 1991 Armenia e Azerbaigian divennero indipendenti. Nello stesso anno anche la regione del Nagorno-Karabakh ha proclamato la propria indipendenza, senza che questa fosse riconosciuta da alcun membro dell’ONU. Per l'Azerbaigian, questa enclave fa parte del suo territorio e per questo motivo ha deciso di istituire un blocco tra il 1990 e il 1992, provocando così una catastrofe umanitaria. Fu solo nel maggio 1994 che fu promulgato un cessate il fuoco. 

Nella regione si verificano regolarmente nuovi attacchi, in particolare nel 2016 e nel 2020. 

Già nel 2020, SOS Chrétiens d'Orient aveva avvertito della gravità della situazione e dei numerosi bombardamenti effettuati dall'esercito azerbaigiano nella regione del Nagorno-Karabakh. Il direttore delle operazioni, François-Xavier Gicquel, testimoniato disagio sul posto.

“Abbiamo condiviso con voi queste immagini di una popolazione che viveva notte e giorno sotto i bombardamenti dell’esercito dell’Azerbaigian. I danni furono enormi in termini di infrastrutture, le vittime civili furono innumerevoli, decine di migliaia di famiglie furono gettate sulle strade dell’esodo”. ha spiegato su X.

Mélanie Boukorras (con AFP) 

Credito immagine: Shutterstock / Nemanja Cosovic

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