Fine vita: le Cese a loro volta decidono per l'assistenza attiva al morire

Fine vita: le Cese a loro volta decidono per l'assistenza attiva al morire

Il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale (Cese) si è pronunciato martedì a favore di un'evoluzione della legge sul fine vita, sostenendo "l'assistenza attiva al morire" e rafforzando i mezzi di cure palliative.

Martedì, riunite in plenaria, le Cese hanno votato un parere dal titolo "Fine vita: cambiare la legge?", con 98 voti favorevoli, 6 contrari, 12 astenuti.

L'organo consultivo elenca in questo parere 13 raccomandazioni sul tema del fine vita, che presto saranno oggetto di una legge. Nella prima raccomanda una “modifica della legge per affermare che in fin di vita il diritto all'assistenza è aperto fino all'assistenza attiva alla morte”, concretamente il suicidio assistito o l'eutanasia.

Prima di lui, il Comitato Etico (CCNE) aveva già aperto a settembre la strada a un'evoluzione giudicando possibile - a molte condizioni - legalizzare questa assistenza attiva al morire. Poi, una Convenzione sul fine vita, composta da 184 cittadini, è uscita con una maggioranza favorevole all'assistenza attiva al morire, pur abbinando le sue posizioni a forti restrizioni.

Emmanuel Macron ha annunciato nel processo che si aspetta che il governo rediga una legge sul fine vita "entro la fine dell'estate". Ha promesso anche gli “investimenti necessari” per alimentare un “piano decennale” sulle cure palliative. Nella sua seconda raccomandazione, il Cese giustamente sollecita il governo a rafforzare le cure palliative dando loro una base legislativa che ne garantisca la sostenibilità e “i mezzi corrispondenti”.

Tra le altre raccomandazioni, “sostiene di tenere conto in modo pieno e completo delle direttive anticipate, che possono includere il suicidio assistito e l'eutanasia, garantendo così la scelta individuale del tipo di sostegno verso la fine della vita, quando la situazione non consente una reiterata espressione in piena coscienza”.

Raccomanda inoltre di garantire sia “il diritto per le persone con malattie gravi e inguaribili, in stato di insopportabile e insanabile sofferenza fisica o psichica, a richiedere un'assistenza attiva al morire: suicidio assistito o eutanasia”; ma anche “il diritto per gli operatori sanitari di rifiutarsi di compiere essi stessi tali atti facendo valere la clausola di coscienza”.

Redazione con AFP

Credito immagine: Shutterstock / Immagine a terra

Nella categoria Società >



Notizie recenti >