Computing frugale: quando la tecnologia digitale sarà compatibile con i limiti planetari?

Computing frugale: quando la tecnologia digitale sarà compatibile con i limiti planetari?

Le il riscaldamento globale nonché laprogressivo esaurimento delle risorse fossili e minerarie sono realtà indiscutibili oggi. Questi fenomeni fanno presagire un cambiamento duraturo dei nostri stili di vita, in particolare sul piano economico.

In questo contesto di “transizione ecologica”, il posto della tecnologia digitale è in discussione. Infatti, se oggi le emissioni associate alla tecnologia digitale possono sembrare basse, tra il 2% e il 4% delle emissioni globali di gas serra, seguono una crescita ininterrotta e insostenibile nel lungo periodo.

Due modelli di pensiero alimentare la ricerca in informatica per diversi anni. La prima, ben riassunta nei termini “Green by IT”, ritiene che la tecnologia digitale possa aiutarci a dissociare la crescita economica dal suo impatto ambientale. Questa è l'idea alla base delle politiche di transizione digitale. Il secondo, che viene spesso chiamato "IT verde", afferma che ilpossiamo ridurre l'impatto ambientale della stessa tecnologia digitale. Ma questi approcci sono insufficienti data la portata dei problemi, perché trascurano gli impatti "sociali" della tecnologia digitale.

Le tecnologie digitali, infatti, rendono possibile, organizzano e governano interi settori dei nostri stili di vita, generando al tempo stesso notevoli effetti non premeditati, dal mondo del lavoro – con la comparsa di lavoratori ombra, esseri umani in carne e ossa che convalidano tutti i contenuti sulle piattaforme video, fino alla cultura, con le piattaforme di streaming che cambiano completamente il modello economico l'industria musicale o cinematografica; ma anche salute, con dati e cartelle cliniche condivise e tutti i problemi di privacy connessi.

Ora è tutta un'immaginazione digitale che si impone su di noi, facendola passare al grande pubblico come immateriale, immediato, neutro e assolutamente necessario.

Tenere conto degli impatti sociali e ambientali della tecnologia digitale dovrebbe consentirci di uscire da questo immaginario articolato alla società dei consumi, di metterne in discussione gli usi e, alla fine, di definire un IT veramente frugale, che ci consenta di soddisfare le aspettative della società, pur rimanendo entro i confini planetari e oltre “piani sociali” di cui vorremmo vedere beneficiare l'intera popolazione mondiale.

I punti ciechi di questo digitale che “smaterializza”

Le “Green by IT” si riferisce all'idea che l'IT contribuisca alla transizione ecologica, ottimizzando i sistemi socio-tecnici esistenti. Ad esempio, molte organizzazioni “dematerializzano” le proprie procedure e documenti, il che ha il presunto pregio, tra l'altro, di ridurre il consumo di carta.

Questa visione ha diversi punti ciechi. La più importante, a nostro avviso, riguarda il inquinamento generato dalla tecnologia digitale in fase di fabbricazione, utilizzo o riciclo, ancora largamente sconosciuti e sottovalutati dal grande pubblico. Il digitale assume un carattere "proprio" fantasticato, anche nel vocabolario comune utilizzato per descriverlo: ad esempio, il termine "nuvola" suggerisce qualcosa di relativamente innocuo, lungi dall'essere materialità della sua realizzazione fisica.

Un digitale più “verde”?

Le "IT verde" si interessa agli impatti ambientali dei sistemi informatici e sviluppa ottimizzazioni finalizzate ad una forma di efficienza ecologica, o almeno energetica.

I suoi metodi tengono conto delle diverse fasi del ciclo di vita degli oggetti digitali: fabbricazione o costruzione, fase di utilizzo e fine vita, sia che si tratti del loro possibile riciclaggio o del loro riutilizzo.

Questa preoccupazione di fare meglio per tale applicazione o tale mattone per computer è ovviamente importante. Tuttavia, queste attività spesso sottovalutano l'effetto di "rimbalzo" che provocano. Questo effetto, ormai ben compreso in economia e scienze sociali, permette di descrivere come un aumento dell'efficienza energetica di un sistema possa molto spesso comportare un aumento del consumo energetico complessivo ; che sia quella del sistema iniziale (effetto rimbalzo diretto) o anche quella di a settore socioeconomico più ampio (effetto di rimbalzo indiretto).

Come le tecnologie digitali si stanno imponendo nella società

Concentrandosi su specifici settori o tecnologie, gli approcci Green-IT e Green-by-IT ignorano il modo in cui il digitale sta sconvolgendo la società su scala più ampia.

Questi problemi sociali sono rivelati da numerosi studi en Scienze umane e sociali, che evidenziano l'equilibrio di potere coinvolto nella tecnologia digitale.

A titolo di esempio, si pensi al dispiegamento del 5G, che ha recentemente suscitato un ampio dibattito in merito impatto ambientale, alimentato dalle preoccupazioni dei cittadini ma anche questioni economiche dalla parte degli operatori.

Tra bisogni reali o immaginari da parte degli utenti e necessità economica da parte dei fornitori di tecnologia digitale, come emergono gli oggetti tecnologici?

Riflettendo su questa domanda, possiamo così vedere come la tecnologia digitale si stia progressivamente ponendo come intermediario essenziale per soddisfare i bisogni vitali dei cittadini.

Quali sono i nostri reali bisogni?

L'imposizione della tecnologia digitale alla società non deve prescindere dalla messa in discussione dei reali bisogni degli utenti, bisogni che dovrebbero essere legati, da un lato, ai limiti planetari (risorse energetiche, materiali) e, dall'altro, alla piani sociali (salute e igiene, per esempio). È quindi fondamentale realizzare visioni del mondo che siano sia possibili che desiderabili.

Non si tratta qui di abbandonare completamente la tecnologia digitale, ma di individuare alcuni campi di applicazione per i quali decideremo, collettivamente, di mantenere un tecnicismo avanzato. Possiamo invece immaginare di “denumerare” certe attività umane quando il loro impatto ambientale è ritenuto incompatibile con i limiti planetari e/o con certi piani sociali.

La definizione di questi bisogni comuni e il principali arbitrati sociali che presiedono allo sviluppo del digitale bisogna capire gli ordini di grandezza in gioco, se si vuole evitare la trappola dei "piccoli gesti" - ad esempio il smistamento delle email – che sono irrisorie rispetto all'attuale crisi ecologica.

Specialmente :

  • Con quali risorse possiamo sviluppare oggetti digitali senza compromettere le condizioni di abitabilità del nostro pianeta? Qual è il nostro "budget hardware"? Su questi temi il lavoro di Ademe prospettico o ShiftProject, tra l'altro, alimenterà positivamente la riflessione di i nostri colleghi ricercatori di hardware per computer ridefinire il quadro sostenibile per la costruzione di oggetti digitali.

  • Quali sono gli usi della tecnologia realmente rilevanti per la società secondo la congiunzione di limiti e bisogni? Quale quadro possiamo impostare collettivamente per noi stessi nei domini etici, legali, economici, politici, sociali ed ecologici? Queste domande fondamentali sono alimentate dalla critica ecologica e dalla critica sociale, portate avanti dai pensatori tecnocritici del XXe secolo come Lewis Mumford, Jacques Ellul, Ivan Illich, Bernard Charbonneau e oggi, come Eric Sadin, Fabrice Flipo, Antonio Casilli, Eric Vidalenc in particolare.

  • È possibile progettare tecnologie software che consentano questi usi senza superare i limiti del nostro involucro globale? Parte della comunità di ricerca sull'ingegneria del software, di cui anche noi facciamo parte, ha già iniziato a considerare questo problema.

Un nuovo approccio alla ricerca informatica

Pensare e sviluppare un “informatica frugale” non consiste solo nel ridefinire i metodi e le tecniche alla base dell'informatica, ma richiede anche di decidere collettivamente gli usi desiderabili, che devono diventarlo grazie a queste innovazioni. Questi usi devono essere identificati come essenziali per la vita della società, pur restando compatibili con i limiti planetari e con i piani sociali.

Questa domanda deve essere posta su ogni aspetto della ricerca in informatica.

Ad esempio, ipotizzando servizi digitali essenziali, come l'accesso alla conoscenza o la comunicazione interpersonale, e chiedendosi qual è l'impatto delle tecniche di programmazione utilizzate per costruire il software in questione.

Per il caso particolare dei linguaggi di programmazione, come progettare un linguaggio "minimale" in grado di permettere lo sviluppo di questi servizi? Al contrario, quali concetti solitamente manipolati dai programmatori dovrebbero essere banditi dai linguaggi di programmazione perché renderebbero i servizi digitali inevitabilmente incompatibili con i confini planetari?

Crediamo che i ricercatori in informatica dovrebbero osare adottare un atteggiamento di distanza rispetto all'ecosistema dell'innovazione tecnologica. Questo lavoro, situato all'incrocio tra le discipline dell'informatica e delle scienze umane e sociali, intende promuovere una comprensione sistemica dei problemi posti dalla società digitale e tentare modestamente di rispondervi scegliendo un'altra possibile strada.

Lionel Morel, Docente di Informatica, INSA Lione – Università di Lione; Guillaume Salagnac, Docente-ricercatore (MCF) in informatica, INSA Lione – Università di Lione; Luca Chaloyard, dottoranda in informatica, INSA Lione – Università di Lione; Marie-Pierre Escudie, Docente-ricercatore in etica ingegneristica, INSA Lione – Università di Lione et Nicola Stoul, Docente di Informatica, INSA Lione – Università di Lione

Questo articolo è ripubblicato da The Conversation sotto licenza Creative Commons. Leggi ilarticolo originale.

 

Credito immagine: Shutterstock / nepool


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