
Lunedì il Consiglio d'Europa ha invitato l'Azerbaigian a rispettare il diritto di coloro che sono fuggiti dal Nagorno-Karabakh, l'enclave separatista recentemente riconquistata da Baku, a "tornare a casa in sicurezza e dignità".
"Esorto il governo dell'Azerbaigian a garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti umani degli armeni che rimangono nella regione del Karabakh, compresi i loro diritti alla parità di trattamento e alla protezione dalla violenza, dalle intimidazioni e dall'odio", ha affermato il Commissario per le politiche umane del Consiglio d'Europa. Diritti Dunja Mijatovic ha detto in una nota.
"I gruppi vulnerabili, come i feriti o coloro che necessitano di cure, gli anziani, le donne e i bambini, devono essere particolarmente tutelati. Le autorità dovrebbero inoltre garantire che i diritti di chi se n'è andato siano pienamente rispettati, compreso il diritto al ritorno a casa". in sicurezza e dignità”, ha aggiunto il commissario, che “presto” visiterà l’Armenia.
Prendendo atto del recente dispiegamento della missione delle Nazioni Unite nella regione, la Mijatovic ha anche ritenuto "fondamentale garantire l'accesso libero e senza ostacoli" agli operatori umanitari e alle missioni internazionali per i diritti umani "in tutte le aree e a tutte le persone colpite dalle circostanze attuali". ".
Dopo un'offensiva fulminea da parte delle forze azere il mese scorso durante la quale sono morte quasi 600 persone, quasi l'intera popolazione armena è fuggita dall'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, che ha annunciato il suo scioglimento il 1° gennaio 2024.
Dopo la fine dell'Impero russo, questa regione montuosa popolata principalmente da armeni, che la considerano ancestrale, è entrata a far parte dell'Azerbaigian. Ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza nel 1991 dopo la caduta dell’Unione Sovietica, con il sostegno dell’Armenia.
I separatisti del Nagorno-Karabakh si oppongono a Baku da più di tre decenni, in particolare durante le due guerre tra il 1988 e il 1994 e nell’autunno del 2020. La comunità internazionale non ha mai riconosciuto l’autoproclamata repubblica
editoriale (con AFP)