59 migranti muoiono nel Mediterraneo: "Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre"

59 migranti muoiono nel Mediterraneo Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre

L'affondamento di una barca nel Mediterraneo provoca la morte di quasi 60 persone al largo della Calabria.

Domenica, all'alba, almeno 59 migranti sono morti nel Mediterraneo, al largo della costa italiana in Calabria. Tra loro, un neonato e molti bambini. A bordo della barca c'erano 120 migranti, secondo la guardia costiera italiana, più di 200, secondo i vigili del fuoco. La barca si è schiantata sugli scogli a pochi metri dalla costa. Sulla spiaggia sono stati trovati detriti a oltre cento metri.

Su Twitter, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si è detta "profondamente addolorata per il terribile naufragio al largo della Calabria".

"La conseguente perdita di vite umane di migranti innocenti è una tragedia. Insieme, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi sul patto di migrazione e asilo e sul piano d'azione per il Mediterraneo centrale".

Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, deplora il fatto che il Mediterraneo sia diventato un "cimitero".

“Profonda tristezza e acuto dolore attraversano il Paese per l'ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e noi le sentiamo nostre. [...] Questa ennesima tragedia, per la sua drammaticità, ci ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità.Non possiamo ripetere le parole che abbiamo sprecato davanti a eventi tragici come questo, che in vent'anni hanno fatto del Mediterraneo un grande cimitero.Servono scelte e politiche, nazionali ed europee , con una nuova determinazione e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni simili."

Questo affondamento avviene pochi giorni dopo l'adozione di un decreto da parte delle autorità italiane, che, secondo Medici Senza Frontiere (Msf), "ostacola i soccorsi in mare e causerà più morti". Tra le regole, le navi di soccorso civile dovranno recarsi in porto subito dopo ogni soccorso. L'organizzazione precisa che i porti di sbarco possono distare 4 giorni dalla navigazione. Questo va, per MSF, "contro l'obbligo del capitano di fornire assistenza immediata alle persone in difficoltà".

"Il decreto ovviamente prende di mira le Ong di ricerca e soccorso", spiega l'organizzazione, prima di precisare, "ma saranno le persone in difficoltà nell'attraversamento del Mediterraneo centrale a pagarne le conseguenze".

MC

Credito immagine: Shutterstock/ Gene Isenko

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