Secondo l'ambasciata americana, a Cuba è minacciata la libertà religiosa

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L'Ambasciata degli Stati Uniti all'Avana venerdì ha accusato il governo cubano di aver violato la libertà religiosa, tre giorni prima del Vertice delle Americhe a Los Angeles, al quale Cuba non è invitata.

Durante le storiche proteste antigovernative dell'11 luglio 2021 in quest'isola, "le forze statali hanno commesso atti di violenza, arrestato e molestato leader religiosi di diverse comunità religiose che stavano partecipando a proteste pacifiche in tutto il Paese", ha affermato l'ambasciata su Twitter.

Il tweet fa riferimento al rapporto annuale del Dipartimento di Stato sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato giovedì, e ricorda che lo scorso novembre il segretario di Stato Antony Blinken ha nuovamente inserito Cuba nella "lista speciale di sorveglianza per aver commesso o condonato gravi violazioni della libertà religiosa".

L'ambasciata cita come esempi i casi del sacerdote cattolico José Castor Alvarez, picchiato dalle forze di sicurezza "mentre aiutava una persona ferita in una manifestazione a Camagüey" (est), e del parroco Lorenzo Rosales, "condannato a dieci anni in carcere per aver partecipato a una manifestazione”, sempre l'11 luglio.

Queste critiche arrivano a pochi giorni dal Vertice delle Americhe, organizzato dal 6 al 10 giugno a Los Angeles e al quale gli Stati Uniti, come Paese ospitante, non hanno invitato Cuba, Venezuela o Nicaragua.

Le autorità statunitensi hanno spiegato che l'“impegno” per la democrazia sarebbe il fattore di cui si terrà conto nel decidere chi sarà invitato al Vertice.

Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha già detto che non sarà presente "in nessun caso" e diversi leader latinoamericani hanno avvertito che non andranno, in solidarietà con i paesi esclusi.

La Redazione (con AFP)


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