
I cristiani in India si stanno mobilitando con forza per denunciare la persistente discriminazione religiosa nel Paese. Il 10 agosto migliaia di cristiani si sono riuniti per prendere parte al “Black Day”, una protesta contro la negazione dei diritti fondamentali ai dalit cristiani e musulmani, esclusi dai programmi di azione affermativa del governo a causa della loro fede.
Il 10 agosto i cristiani indiani si sono uniti in una storica manifestazione, il “Black Day”, per denunciare la sistematica discriminazione subita dai dalit cristiani e musulmani in India. Questa protesta riflette la frustrazione per la negazione dei loro diritti fondamentali, derivante dalla loro esclusione dalle politiche di azione affermativa del governo a causa della loro fede religiosa, riferisce Christian oggi.
La protesta si è concretizzata in una "protesta silenziosa" nei pressi della cattedrale del Sacro Cuore, dove varie organizzazioni religiose tra cui la Conferenza episcopale cattolica dell'India (CBCI) e il Consiglio nazionale delle chiese dell'India, hanno unito le forze per chiedere giustizia per i dalit cristiani e musulmani. Il raduno iniziale previsto a Jantar Mantar, tradizionale luogo di protesta, è stato vietato, portando a un cambio di sede della protesta.
P. Vijay Kumar Nayak, segretario del CBCI Bureau for Scheduled Castes/Backward Classes, ha sottolineato l'importanza cruciale di questo evento. Ha detto a Christian Today:
“Mostriamo la nostra solidarietà con le sofferenze dei Dalit cristiani e musulmani, e continueremo a lottare per la giustizia per queste persone povere ed emarginate. Quindi il movimento continuerà finché non avremo giustizia”.
Una commissione storica sta attualmente esaminando le richieste dei dalit cristiani e musulmani per l'inclusione nelle politiche di azione affermativa dell'India.
Salma El Monser