L'editoriale di Camille: la morte, questo passaggio alla vita eterna

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Oggi parleremo della morte (argomento molto triste e difficile, certo, ma che in Gesù assume una dimensione tutta nuova). Un tema ovviamente ispirato a Ognissanti e al Giorno dei Morti, che si sono svolti l'1 e il 2 novembre. 

Come sottolinea il pastore americano Timothy Keller nel suo libro "Pensieri sulla morte e sul lutto" (di cui vi parlavo poco tempo fa), viviamo in una cultura che fa del suo meglio per nascondere e negare la morte. Questa “Grande Interruzione che ci strappa i cari o ci strappa loro” è diventata meno familiare e, di fatto, più inquietante nella nostra società.

La medicalizzazione del fine vita, l'ossessione della nostra società per la giovinezza, le morti che avvengono lontano dai nostri occhi negli ospedali e nelle case di riposo... hanno un impatto sul nostro rapporto con la vecchiaia e la morte.

Secondo Timothy Keller, siamo anche "meno preparati a morire di qualsiasi altra persona nella storia". Eppure, nessuno può evitarlo (anzi, nonostante i sogni di immortalità accarezzati da alcuni, la nostra fine su questa terra è inevitabile!).

Per i cristiani la morte è “solo” il passaggio alla vita eterna. Se questo non ci permette di sfuggire alla tristezza che accompagna la perdita dei nostri cari o addirittura di temere la nostra stessa morte, questo principio biblico cambia tuttavia radicalmente il nostro rapporto con il "triste mietitore".

La tradizione vuole che credenti e non credenti si rechino al cimitero il 1° novembre per deporre fiori sulle tombe dei loro defunti e celebrarne la memoria. Questo “pellegrinaggio” è anche un modo per contemplare la morte e per riconciliarci con questo passaggio ad un'altra vita, una vita con Gesù.

“Il futuro di coloro che muoiono in Cristo è un mondo di amore infinito”, scrive il pastore Keller nel suo libro.

Infatti, il nostro futuro e la nostra speranza sono in Gesù e abbiamo la certezza che «né morte né vita, né angeli né domini, né cose presenti né future, né potenze né altezze, né profondità né altra creatura possono separarci dall'amore di Dio manifestato in Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 8-38)!

Al tempo dei dibattiti sulla fine della vita e pochi giorni dopo Halloween (famosa "celebrazione della morte" denigrata da molti cristiani), conserviamo nella memoria questi versetti e celebriamo questa speranza donata in Cristo, colui che ha vinto la morte per noi.

Camille Westphal Perrier


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