Il disegno e l'arte hanno il loro posto a scuola?

Il disegno e l'arte hanno il loro posto a scuola?

Poiché l' legge sulla riforma della scuola, tutti gli studenti seguono un “percorso di educazione artistica e culturale”. Ma quale è il ruolo assegnatole, in una scuola che si sta rifocalizzando sui fondamentali? Si tratta di sensibilizzare i cittadini in erba all'approccio artistico o di affidarsi alle diverse discipline per aiutarli a rafforzare il loro pensiero critico, nell'era della "videosfera" (o civiltà dell'immagine secondo Regis Debre) e l'ascesa dell'intelligenza artificiale?

L'istituzione insiste su a educazione all'immagine permette di non sottostare alle sollecitazioni di un ambiente mediatico onnipresente e incoraggia in particolare la pratica audiovisiva per comprendere le immagini producendole, in particolare nel quadro di laboratori fotografici o video.

Riconosciuto fin dalla fondazione della scuola pubblica gratuita, il disegno, più di altre arti, mette in discussione il funzionamento e le missioni della scuola. Vediamo come esso rivela il difficile equilibrio da mantenere tra istruzione ed educazione, tra acquisizioni strumentali e scoperta di mezzi di espressione e di dibattito, essenziali per le pratiche democratiche.

Disegnare al servizio dell'industria o dell'arte?

Insegnano le prime scuole elementari disegno lineare", associato al rilievo e alla geometria. A partire dal 1860 viene introdotto il disegno "ornamentale" e "d'imitazione" e, dal 1890, diventa obbligatorio il disegno "geometrico". Si basava su un repertorio di forme geometriche semplici e ben definite per riprodurre un oggetto e fa parte delle competenze elementari di base, insieme a leggere, scrivere e far di conto. Carlo Romain Capellaro, allora professore all'École Normale de Saint-Cloud, non riguarda la pratica privata riservata ad una élite e alla formazione degli artisti :

«Abbiamo espresso il timore che l'insegnamento del disegno e del modellismo nelle nostre scuole susciti in troppi studenti aspirazioni artistiche inutili per la vita pratica […]. In questo sbagliamo: la conoscenza del disegno-modellismo [… ] permette indiscutibilmente a chi lo possiede di apprendere più rapidamente, di svolgere con maggiore attendibilità il proprio lavoro e di perfezionare la propria arte prendendo una copia esatta delle cose ingegnose che può incontrare."

Per la filosofa Jocelyne Beguery, questa scuola ha fatto la scelta di "un'educazione tecnica, anche tecnica, dove l'arte è strumentalizzata e messa al servizio dei mestieri e dell'industria" contro "un'educazione umanistica e civica dove l'arte è considerata in sé stessa". Il disegno geometrico insegnato alle scuole elementari è a disegno razionale, eseguito in linea, in bianco e nero, eventualmente sfumato, che servirà alle maestranze specializzate necessarie all'industria.

Questo utilitarismo fu sostituito nel 1909 dal “metodo intuitivo” che consiste nell’osservare e interpretare la natura per produrre un’impressione personale. Inoltre, più che di un'esecuzione esatta e corretta, il maestro terrà conto della sincerità con cui questa impressione verrà resa. Inoltre, con l'ausilio di alcuni esercizi adeguati (composizioni decorative, illustrazioni di giochi per bambini, narrazioni storiche, favole e racconti), incoraggeremo facoltà immaginative degli scolari.

Disegno: un concetto pedagogico in evoluzione

Il sistema educativo allora in gestazione, infatti, sperimentava diverse modalità di risposta alle questioni sociali, economiche e culturali dell’epoca facendo leva su una disciplina insegnata a lungo dagli artisti. Questo movimento conferisce al disegno un valore emblematico: materializza i dibattiti che guidano la costruzione delle scuole pubbliche al servizio della nazione. Il disegno diventa affare di Stato, il suo lento riconoscimento come “materia di pubblica istruzione” accompagna i dibattiti legati al rinnovamento educativo.

E questi dibattiti continuano. Dopo il maggio '68 e la democratizzazione dell'istruzione secondaria e superiore, il disegno, l'immaginazione, la creatività e l'arte contemporanea dei bambini sono stati gradualmente presi in considerazione. Il disegno tecnico è stato devoluto agli istituti professionali. Il “corso di disegno” divenne “corso di arti plastiche” o “corso di arti visive”. È stata sottolineata la libertà di espressione e il disegno è regolarmente associato a molte altre pratiche artistiche (fotografia, architettura, calligrafia, performance, ecc.).

Ma l'identità dell'insegnamento del disegno nelle scuole statali, laiche e dell'obbligo resta una pratica che si fonda su antinomie costitutive: tra attività manuale ed esplorazione intellettuale, allo stesso tempo scarabocchio geometrico, prospettico, matematico o incontrollato, il disegno rappresenta una personale immaginazione, ma deve contribuire al progresso sociale di tutti.

Sia “disegno” che “progettazione”, nello spirito di disegno Rinascimento italiano, lui è, il "padre delle nostre tre arti, architettura, scultura e pittura", secondo Leonardo da Vinci e Vasari nel suo Trattato sulla pittura. E come scrive Jean-Luc Nancy nel suo libro Il piacere di disegnare, disegno (dal latino progetto che significa "segnalare") è l'origine, l'inizio. Permette di comprendere realizzando «il pensiero della cosa, la sua formazione, la sua riformazione o la sua trasformazione in verità».

Scuola elementare evidenzia questa comprensione del mondo grazie al disegno osservativo – rappresentazione fedele, dettagliata e comprensibile del mondo – e al disegno sperimentale – prove, cancellature, rettifiche, ecc. che prolungano il ritmo del corpo e del pensiero e danno significato creando una forma. In entrambi i casi la linea lo consenteimparare disegnando.

"Le linee di un disegno rivelano come visualizziamo ciò che ci circonda, come ci appare. Se insegniamo disegno nelle scuole, non è quindi semplicemente perché loro (gli studenti) sappiano disegnare graziosi triangoli: è anche perché dona ai nostri occhi una maggiore finezza."

La pratica del disegno non si limita più a "imitare", "ornare", "comporre", "geometrizzare" come ai tempi del disegno lineare, ma si tratta comunque di insegnare l'arte?

Il disegno come accesso alla scrittura e alla padronanza del linguaggio

Dispositivi come il Piano Lang e Tasca (2000) o il corso di educazione artistica e culturale (PEAC) potrebbe farcelo credere sapendo che, per un gran numero di bambini, la scuola resta l'unico spazio in cui a incontro con l'arte può aver luogo.

Uno degli obiettivi del corso di arti visive è quello di aprire gli studenti alle opere e alle culture al fine di "costituire repertori di immagini, di motivi diversi a cui essi (gli alunni) attingono per imparare a riprodurre, assemblare, organizzare, collegare a fini creativi". In pratica, però, le attività offerte nella scuola primaria si limitano ad esercizi formali "alla maniera di..." senza una situazione creativa.

Gli insegnanti sono, a loro merito, molto scarsi nel presentare i lavori andando oltre il tema e le tecniche utilizzate. Oltre alla mancanza di formazione, a partire dagli anni 2000,"una crescente attenzione alla padronanza della lingua in relazione alle questioni del successo accademico" e, dal 2008, un'enfasi sui fondamentali che tende a collegare la pratica del disegno ad esercizi discrittura e verbalizzazione degli effetti prodotti.

I programmi di insegnamento artistico dei cicli 2 e 3 indicano che "nell'apprendimento delle arti visive, sono sempre tenuti insieme faire, éprouver et réfléchir ; il significato stesso dell'approccio dell'insegnante è consentire interazioni permanenti tra loro queste tre dimensioni dell’apprendimento". E i bambini piccoli disegnano spontaneamente allenando la mano, il polso, la spalla, lo sguardo... È quindi importante non limitarsi alla semplice esecuzione di disegni volontari da riprodurre, assemblare, organizzare, in una parola : intellettualizzare il mondo.

Sfortunatamente, le modalità percettive e sincretiche iniziate nella scuola dell’infanzia vengono rapidamente sostituite da processi logici e analitici di appropriazione e trasmissione della conoscenza. Come nel XNUMXe secolo, il disegno e l’arte a scuola pongono la questione delle ingiunzioni istituzionali, della gerarchia delle discipline e del loro utilizzo a fini selettivi. Le pratiche artistiche non si mobilitano per se stesse, ma per le loro qualità trasversali, come risposta a questioni professionali e sociali.

Geneviève Guetemme, Docente di Arti Plastiche, Università di Orleans

Questo articolo è ripubblicato da The Conversation sotto licenza Creative Commons. Leggi ilarticolo originale.

Credito immagine: Shutterstock/Weseeel

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