In Quebec, papa Francesco denuncia la "colonizzazione ideologica" e ribadisce la sua richiesta di perdono

Papa Francesco ha castigato le “colonizzazioni ideologiche” mercoledì in Quebec, seconda tappa della sua visita in Canada, chiedendo nuovamente “perdono” davanti alle autorità che lo hanno invitato ad agire concretamente per la riconciliazione con gli indigeni.
"Anche oggi le colonizzazioni ideologiche che si oppongono alla realtà dell'esistenza soffocano il naturale attaccamento ai valori dei popoli, cercando di sradicarne tradizioni, storia e legami religiosi", ha detto il papa durante un discorso davanti alle autorità civili, ai rappresentanti autoctoni e il corpo diplomatico alla Cittadella del Quebec.
Pochi minuti prima, il gesuita argentino era stato accolto con gli onori militari nella fortezza britannica, situata sulle rive del fiume San Lorenzo.
Ha parlato brevemente con il governatore generale Mary Simon, che rappresenta la regina Elisabetta II nel paese e che è il primo Inuk a ricoprire questa posizione, e poi con il primo ministro Justin Trudeau.
Lungo la strada dall'aeroporto alla Cittadella, centinaia di persone, smartphone alla mano, si sono radunate dietro le transenne per vedere il papa a bordo della sua Fiat bianca. Alcuni hanno esposto poster di benvenuto o bandiere dell'Argentina o del Vaticano.
"Vergogna e dolore"
In Alberta (ovest), la prima tappa del viaggio papale è stata in gran parte dedicata alle scuse presentate lunedì dal papa agli indigeni (First Nations, Métis e Inuit) per l'arruolamento di 150.000 bambini, tra la fine dell'Ottocento e gli anni 1990, in 130 collegi per lo più gestiti dalla Chiesa cattolica.
Molti hanno subito abusi fisici o sessuali e migliaia non si sono più ripresi, vittime di malattie, malnutrizione o abbandono.
Davanti alle autorità, mercoledì, papa Francesco ha denunciato ancora le "politiche di assimilazione e sradicamento" che hanno "distrutto molte famiglie indigene", rinnovando la sua "richiesta di perdono" con "vergogna e dolore" per le azioni di "tanti cristiani". Senza, però, mettere in discussione l'istituzione stessa.
"È nostra responsabilità vedere le nostre differenze non come un ostacolo, ma come un'opportunità per imparare, per capirci meglio e per agire", ha affermato il Primo Ministro canadese.
Mary Simon ha poi insistito sul seguito da dare alle scuse papali, dicendo che era “in attesa di conoscere le azioni che saranno intraprese dalla Chiesa per continuare quest'opera essenziale”. Lo stesso papa ha definito le scuse il "primo passo" in un processo di "guarigione".
Fedele alla sua difesa contro le armi, che ha continuato ad amplificare dall'inizio della guerra in Ucraina, Jorge Bergoglio ha anche messo in guardia contro "la corsa agli armamenti e le strategie di deterrenza", alzando lo spettro "paurose guerre fredde estese".
Ha anche castigato la "cultura dell'annullamento" (cultura della cancellazione), vedendo in essa "una moda culturale che uniforma, rende tutto uguale, non tollera le differenze", a scapito dei "più fragili: i poveri, i migranti, gli anziani , i malati, i bambini non ancora nati.
Presenza moderata
Giovedì mattina il papa presiederà una messa al santuario nazionale Sainte-Anne de Beaupré, il più antico luogo di pellegrinaggio del Nord America che accoglie un milione di visitatori ogni anno.
Migliaia di fedeli sono attesi lì, in questa provincia francofona che ha il maggior numero di cattolici del Canada, nonostante una partecipazione inferiore a quella annunciata dagli organizzatori dall'inizio della visita.
Nel pomeriggio il papa terrà un'omelia nella cattedrale di Notre-Dame in Quebec, alla presenza dei rappresentanti religiosi.
Venerdì, per l'ultima tappa del suo viaggio di sei giorni, il papa si fermerà per qualche ora a Iqaluit (Nunavut), nell'arcipelago artico.
L'85enne pontefice è apparso indebolito dall'inizio di questo viaggio, spostandosi su una sedia a rotelle per un dolore al ginocchio.
In un contesto di interrogazione della Chiesa, Francesco è il secondo papa a visitare il Canada, dopo Giovanni Paolo II che vi si recò tre volte (1984, 1987, 2002).
La Redazione (con AFP)